Nella terapia anti-ipertensiva la dieta ricopre un ruolo importante, che in molti casi diventa addirittura terapeutico.
Nonostante la correlazione tra dieta ricca di sodio ed ipertensione non è mai stata dimostrata in maniera inconfutabile, quando si parla di dieta ed ipertensione l’accento cade inevitabilmente sul sale da cucina e sugli alimenti che lo contengono in quantità importanti. E’ però vero che l’incidenza della malattia è minore nelle popolazioni che adottano uno stile alimentare iposodico.
Pertanto, una dieta ricca di sodio aumenta il rischio, quindi la probabilità, di sviluppare l’ipertensione, ma non è detto che chi infrange palesemente questa regola soffrirà di ipertensione e chi la rispetta ne sarà esente. Il ruolo del sodio è infatti sfumato da molti altri fattori predisponenti, come le abitudini alimentari in senso più ampio (gli eccessi calorici e lipidici favoriscono la comparsa della malattia), la predisposizione genetica, la sedentarietà e lo stile di vita (stress, fumo, abuso di alcol o droghe ecc.).
Sia in ambito preventivo, sia in quello terapeutico, la dieta per l’ipertensione si articola su quattro punti fondamentali:
- contenere l’apporto di sodio;
- aumentare quello di potassio (tramite un generoso consumo di frutta, verdura e alimenti integrali);
- controllare il peso corporeo;
- limitare il consumo di alcolici.
In vari studi, il passaggio dall’alimentazione tipica dei Paesi industrializzati (che fornisce dieci o più grammi di sodio al giorno) ad una dieta iposodica, si è dimostrata in grado di ridurre la pressione arteriosa di 2-8 mmHg.
L’apporto di sodio deve essere ridotto al di sotto dei 3-5 grammi al giorno, grazie alla riduzione del consumo di sale (o alla sua sostituzione con analoghi iposodici) e degli alimenti ricchi in sodio. Inoltre, si possono utilizzare aromi e spezie varie, come peperoncino, erbe, aglio, prezzemolo, rosmarino, salvia e origano.